Skip to main content
di Eugène Ionesco
regia Luca Ferrini
con Alberto Melone e Paolo Roca Rey
con il sostegno della Fondazione Claudio Nobis

Sinossi

Una studentessa si presenta alla casa di uno stimato professore per ricevere alcune ripetizioni di matematica e filologia al fine di conseguire il “dottorato totale”. Tra allieva e professore si instaura sin da subito un rapporto amichevole, con un continuo scambio di gentilezze e smancerie: è tutto un “mi scusi”, “no mi scusi lei”, accompagnato da lodi reciproche. Poi inizia l’interrogazione: il professore pone alla ragazza domande di una banalità disarmante rimanendo esterrefatto nel constatare come lei sappia dare una risposta a tali quesiti. Quando però l’allieva inizia a incontrare delle difficoltà, la situazione muta e l’animo dell’insegnante comincia a scaldarsi. L’iniziale reverenza lascia spazio a moti di rabbia, che aumenteranno fino a che l’irrazionalità prenda il sopravvento su di lui. Il professore ucciderà brutalmente la ragazza per poi tentare di disfarsi del cadavere mentre qualcuno suona alla porta. Un’altra studentessa venuta per ricevere alcune ripetizioni di matematica e filologia al fine di conseguire il “dottorato totale”. La storia è pronta a ripetersi!

Note di regia

Al liceo, in chimica, andavo discretamente male e così mi sono lungamente affidato alle lezioni private. Ricordo le case dei professori , l’odore di cucinato che vi aleggiava e quello strano potere che loro sembravano esercitare tra le mura domestiche. Questo testo mi richiama alla mente un pezzo di vita avvolta tra nostalgia e sofferenza.  Un pezzo di vita in cui ora rivedo diverse sfumature assurde e comiche allo stesso tempo. Esattamente ciò che questa opera di Ionesco mette in scena: una comicità crescente al decrescere dell’assurdità ed un assurdo che invade la scena ogni volta che la comicità viene meno. La parte comica è senz’altro quella che, nella mia idea, deve emergere anche per portare in secondo piano ciò che meno mi interessa, l’assurdo, inteso come recitazione esagerata ed esaltazione di concetti strampalati. In questa lezione il professore non è un vecchietto sciroccato intento ad enunciare concetti incomprensibili, no, è uno che uccide i suoi allievi, caldo, pazzo, vibrante e realistico. La visione retrograda e maschilista di questo testo è, secondo me, imperdonabile. L’allieva tratteggiata da Ionesco è una povera sciocchina della cui morte gli spettatori sono automaticamente portati a disinteressarsi in quanto è la morte di uno stereotipo e non di un essere umano. La mia allieva sarà interpretata da un uomo a cui , però, il professore si rivolgerà sempre al femminile, fino a portare gli spettatori ad interrogarsi su quale sia il sesso del personaggio e, quindi , a trascendere dallo stereotipo della donna oca. La mia allieva o allievo dovrà subire una violenza terribile da parte di un uomo che nonostante sia circondato dai simboli della malvagità storica (svastiche, dittatori e stermini) del nostro secolo, nessuno riuscirà ad odiare realmente.  L’allieva è la vita del mondo e la speranza che qualcosa cambi inceppando per sempre il meccanismo stantio del potere e delle vessazioni cui siamo, nonostante tutto abituati. La domestica Maria, non ci sarà. Sarà il professore a recitare le battute della domestica, risponderà a sé stesso  ripetendo come un inutile mantra le raccomandazioni del buon senso che il potere tiranno non può che ignorare. Non sarà una lezione sull’assurdo, secondo me un po’ fine a se stesso, ma sul crudo esercizio di potere spietato, pieno di emozioni a tutto tondo che richiameranno alla mente degli spettatori le assurde atrocità di cui da sempre l’umanità è testimone impotente e, forse, rassegnata.

Luca Ferrini